Discografia

Discografia

La Route du Bonheur (2016)


Per acquisto digitale:
https://honoluluswing.bandcamp.com/album/la-route-du-bonheur

--Disponibile dal 13 Luglio 2016 --

Track List :

1) Swing XII (Vuolo)
2) Out of Nowhere (Green)
3) Danse Norvegienne (Grieg)
4) Mediterranean Blues (Nolan)
5) Honeysuckle Rose (Waller)
6) Per Teo (Merli)

Formazione :

Gabriele Merli: Sassofono
Lorenzo Vuolo: Chitarra solista
Carlo Montanari: Chitarra ritmica
Luca Pitalobi: Contrabbasso

Registrazione: Sebastiano Aviles
Mastering: Matteo Zucconi
Produzione: HonoLulu Swing
Grafica: Paolo Boggiani, Francesco Montanari, Silvia Trolli
Etichetta-distribuzione digitale: FonoFabrique
Anno: 2016

La Route du Bonheur - Il nostro punto di vista!

Una volta c’era la strada. La strada delle persone: carrettieri, mercanti, viandanti, contrabbandieri: bella gente, brutta gente a seconda delle preferenze. Ovunque era la strada, ovunque era la vita a portare novità nel piccolo mondo antico delle campagne e delle città.
E’ così gli eserciti portavano non solo morti e carestie, ma anche le musiche di luoghi lontani che i nostri avi hanno ben compreso e diffuso nelle musiche da banda, è così le hanno portate nel nuovo mondo, è così che è nato il jazz in una singolare mescolanza dove la componente afroamericana è comunque fondamentale. E’ così che è ritornata dai porti o dalle strade, è così che Django Reinhardt l’ha suonata, pensata e diffusa.
Un mondo che non c’è più. Cosa rimane dei saltimbanchi, delle compagnie di giro, delle fiere e dei mercati che univano l’Europa, dalle Fiandre al Mediterraneo? Nulla. Ci si muove indecisi tra periferie senza storia dove il senso originario di quei luoghi è confuso quando non perso per sempre.
Ma non tutto è perduto: rimangono pezzi, frammenti da riunire e decifrare. Dal rifiuto del passato e dai rifiuti della strada si trovano tesori, perle dimenticate che aiutano a capire meglio il futuro, ciò che siamo e che saremo.
Il viaggio potrebbe iniziare dalla campagna, un viaggio non agevole, saltellante e dondolante. Il paesaggio è popolato ormai da relitti diroccati, vecchie stazioni di posta in disuso, viottoli polverosi (ma la moderna architettura sostenibile non era già praticata secoli fa nell’utilizzo materiali naturali come il legno e l’argilla?)
Saltellare e dondolare (swingin’), nel tempo ritrovato, spostarsi sui treni o su corriere improvvisate. Il paesaggio che passa dal finestrino racconta di campagne brulicanti di rivendicazioni e lotte contadine e delle prime orchestre itineranti, c’è una festa di piazza, una sagra, un locale pronto a ballare al ritmo di un inedito: Swing 12.
Un viaggio che prosegue per stazioni, piazze e porti, luoghi d’incontro e purtroppo di separazioni: “Oh please don’t leave me” cantava Ella Fitzgerald in Out Of Nowhere, o da luoghi immaginari “Hope you’ll bring love to me out of nowhere”, dal nulla appunto.
Danse Norvegenne ci riporta alla singolare contaminazione tra musica colta - si tratta di una composizione del pianista ottocentesco Edvard Grieg - e musica popolare, quella stessa ibridazione riuscita a Django come ai nostri compositori di strada: il leggendario violinista Migliavacca (il Paganini dei musicisti ambulanti). Qui è riproposta in chiave bossa-nova.
Si prosegue poi tra montagne assolate arse dal sole per arrivare a Mediterranean Blues, tra chitarre flamenco e carovane gitane, a ricordarci che la storia è lì: sotto i nostri occhi, e spesso ci parla di migrazioni e di quanto appartengano indissolubilmente alla nostra cultura.
Si ballava sulla strada? Certamente. Dall’America all’Europa era un fiorire di feste campestri, bettole, osterie, ambienti invisi alle autorità civili e religiose, proprio perchè luoghi ove era concesso qualcosa in più, “Don't buy sugar/You just have to touch my cup/You're my sugar” recita il torrido e sensualissimo swing di Honeysuckle Rose.
Cani randagi. Compagni inseparabili e insostituibili durante il viaggio. Spesso a condividere con i loro padroni pranzi e cene poco sostanziose e letti improvvisati, per lo più pagliericci (quando capitava una stalla). Amicizie casuali lungo mete sconosciute quanto benedette. Per Teo: un pezzo d’amore per loro mai ascoltato prima.
Musica in viaggio quindi, d’altra parte che senso avrebbe la nostra storia se fosse ferma e immutabile? Perchè viaggiare in fondo è già vita, come sempre alla ricerca della felicità: La Route Du Bonheur.

Il primo album: Honolulu Swing
Honolulu Swing è il primo album omonimo della formazione emiliana Honolulu Swing. Nel disco emergono tutti gli elementi essenziali del genere: dallo swing ai ritmi latin come bossa e rumba fino ad arrivare al waltzer. L'espressione musicale del disco riconosce ed omaggia il percorso che ha portato il "manouche" ad essere un genere musicale seguito in tutto il mondo, ne è prova l'esecuzione di brani musicali che vengono dalla tradizione: gli "standard manouche" Coquette, I'll see you in my Dreams, Hungaria, Nuages, Sweet Georgia Brown, Blues Claire e Troublant Bolero. La connotazione originale del disco si svela però attraverso i due brani originali Honolulu Blues e Los Ultimos Dias, che aprono l'album e sottolineano quanto l'urgenza espressiva del gruppo sia legata alla valorizzazione della propria reinterpretazione del genere, frutto del lavoro di gruppo, ma basato sui brani originali del chitarrista Neter Calafati (autore di 5 brani del disco), di Lorenzo Vuolo (coautore di Barcelona) e del sassofonista Gabriele Merli autore dell'onirico waltzer Della Principessa. Il disco è cresciuto nel corso di un anno attraverso l'incontro di musicisti diversi tra cui il violinista irlandese Colum Pettit che ha sugellato la collaborazione artistica attraverso la registrazione di alcuni brani con il suo violino.